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Continuano le polemiche per la presenza alabardata e il presidente Figc Burelli chiede alle società più collaborazione

Tifosi triestiniLa Nuova Triestina che sul campo può battere tutti con lo squadrone che il ds Petagna sta allestendo, la Triestina col suo tifo organizzato pronto ad accompagnarla in massa sui campi del Friuli. Chiamiamole questioni “alabardate” che le società di Eccellenza affrontano in questi giorni di avvicinamento al campionato. C’è un club in particolare che “sente” in modo particolare il doppio confronto con l’undici di Sambaldi, il San Daniele di Stefano Fantinel che a Trieste ha collezionato due retrocessioni. Maurizio Rocco, vicepresidente dei diavoli rossi, lancia un messaggio: «Speriamo che il San Daniele non diventi capro espiatorio per colpire il presidente. Noi abbiamo sempre avuto a cuore la Triestina e le sue sorti e speravamo si iscrivesse in serie D. Lo meritava per il suo blasone. Detto questo noi vivremo serenamente queste due gare, perché sono convinto che prevarrà lo spirito dilettantistico e la ragione. Comunque il discorso relativo alla sicurezza va affrontato dalla federazione e da chi è preposto a gestire l’ordine pubblico».

Proprio per gare come questa è stato ben ponderato il calendario che verrà presentato lunedi a Tricesimo. Il presidente Figc Burelli e la Questura nelle ultime settimane si sono confrontati, gestire centinaia di tifosi di fede alabardata (alla prima amichevole contro lo Zaule c’erano quattrocento supporters, in gran parte gli ultras della curva Furlan) sui campi del Friuli, ha reso necessario qualche accorgimento. Posizionare le gare in trasferta, per esempio, in occasione di gare casalinghe dell’Udinese in modo da evitare possibili contatti tra tifoserie e soprattutto permettendo alle forze dell’ordine di avere maggiore personale.

«Non facciamo allarmismo per l’arrivo della Triestina in Eccellenza», sottolinea comunque Burelli. Il numero uno della Federcalcio invita a non ingigantire i problemi: lo si legge chiaramente nel tradizionale messaggio di inizio stagione rivolto alle società e apparso ieri nel comunicato ufficiale. «Non ritengo costruttivo – si legge – parlare di ulteriori appesantimenti dovuti a un girone di Eccellenza a diciassette squadre».

Se da una parte c’è l’ordine pubblico da garantire, dall’altra c’è una stagione che sul campo rischia di essere condizionata dalla diciassettesima squadra. «Il mercato della Triestina ha messo in difficoltà altre società e in generale sarà un campionato falsato» è la lapidaria considerazione di Onorino Polvar, vulcanico direttore sportivo e uomo simbolo del Torviscosa, che come da sua abitudine non ha mai paura di dire quello che pensa.

«Non ho timori dal punto di vista dell’ordine pubblico – continua Polvar – piuttosto la presenza della Triestina tra i dilettanti ha destabilizzato il mercato, visto che diversi giocatori, già in parola con alcuni club, davanti alla proposta dei dirigenti alabardati hanno deciso di ritornare sulle loro decisioni e andare a comporre la rosa della Triestina». Chiaro il riferimento a Venturini che ha ceduto alle lusinghe alabardate lasciando Torviscosa, ma anche ai vari Sessi, Piscopo o Cipracca che l’Ufm riteneva già nel proprio organico e invece all’improvviso hanno scelto di vestire la casacca alabardata.

La Triestina, insomma, continua a far discutere e non è ancora cominciata la stagione.

Massimo Radina

[Fonte: Messaggero Veneto]

Aprilia è stata colorata di neroverde e invasa da circa 500 teatini. Solo 200, però, sono riusciti a entrare; gli altri, senza tessera del tifoso, sono rimasti fuori i cancelli osservati speciali della polizia e incitato lo stesso la propria squadra.

Teatini ad ApriliaUn comportamento esemplare quello della “Curva Volpi”, apprezzato anche dai giocatori che a fine partita sono andati verso di loro per ringraziarli della loro presenza e dell’incitamento. Dopo il 90’ tanto entusiasmo e cori per tutti: osannato il presidente Walter Bellia (“Bellia portaci in C1″) e slogan contro la tessera. Poi, marcia verso il pullman e ritorno a casa. Il tutto, è bene ancora una volta sottolinearlo, senza nessun disordine. I tifosi del Chieti, oggi, hanno dato una prova di grande maturità.

[Fonte: Tifo Chieti]

Nei giorni immediatamente successivi la contestazione di Genoa-Siena, sempre Cesare Lanza aveva difeso a spada tratta i genoani ed ora, a salvezza acquisita, torna a sottolineare i meriti di quella contestazione.

Alla faccia dei falsi moralisti, il merito della salvezza del Genoa è degli ultrà buoni, che con quella leggendaria contestazione hanno dato una scossa a squadra, club e allenatori senza cuore. Solo i tifosi del Genoa, maestri dell’arte sportiva e amanti come nessun altro dei propri colori, potevano arrivare a contestare in quel modo giocatori imbelli e incapaci ormai di battersi, invitandoli a togliersi la maglia, a non mortificarla ancora. Uno choc anafilattico, una miracolosa terapia. Il Grifo era ormai stremato, allo sbando dopo una stagione sgangherata. Tifo leggendario, ancora una volta. E miracoloso. Viva il Genoa. E viva i genoani, che da due secoli lo tengono in vita. Spero che Preziosi – che ha grandi meriti – non lasci. E spero che capisca che può lucrare sul mercato, come ormai fanno tanti per sopravvivere, ma dando identità e continuità alla squadra. La potenzialità del Genoa è illimitata e, se sostenuta, il limitabile. Se vuole, un paio di idee gliele regalo io. Con la visionaria, romantica passione che solo i tifosi duri e puri possono avere (e a volte trasmettere).

Cesare Lanzaù

[Fonte: Tuttomercatoweb]

Riflessione di un sito estraneo al mondo del calcio e del tifo che, paradossalmente, dice molte più verità di quante ne hanno detto finora i cosiddetti “addetti ai lavori”, avvitati sul luogo comune e sulla genuflessione alla versione comoda a chi di potere…

Tifosi genoaniOggi il Genoa, quart’ultimo in campionato e sotto di quattro gol in casa col Siena, sua diretta concorrente per la salvezza, è stato pesantemente contestato dai propri tifosi al Marassi. Subito, l’interruzione della partita è stata descritta in termini apocalittici da tutti – tutti – i commentatori sportivi, i giornalisti, pallonari vari e hostess televisive, camerieri e servitori che si aggirano nel magico mondo dello sport televisivo.

Non entriamo nel merito, vorremo però porre subito in chiaro come stanno le cose per noi:

1)      I tifosi, organizzati o meno, hanno tutto il diritto di contestare, pacificamente o meno, la loro squadra di calcio se questa non si comporta dignitosamente in campo. Che non significa vincere le partite, ma portare rispetto ai propri sostenitori che consentono a tutto il carrozzone di andare avanti e ai giocatori di essere pagati

2)      Per noi, i veri “proprietari” delle squadre di calcio rimangono i tifosi che le seguono. Hanno quindi tutto il diritto di esprimersi nel modo che ritengono opportuno, se questo atteggiamento è dettato solo dal tifo e dalla passione di una persona verso la propria squadra del cuore

3)      Senza i tifosi, cioè persone che pagano per vedere la propria squadra di calcio (come di qualsiasi altro sport), non esisterebbero i giocatori, i presidenti, gli allenatori, i diritti televisivi, i programmi sportivi, il merchandising, le soubrette, ecc… Non sono dunque una variabile a sé, ma sono i diretti interessati di ciò che succede in campo e nella vita di una società

4)      Il fenomeno del tifo organizzato può essere benissimo criticato, dileggiato o minimizzato, e che il calcio sia il nuovo “oppio dei popoli” non lo scopriamo  certo adesso. Rimane il fatto che il tifo organizzato è uno dei modi d’espressione di vitalità collettiva più potente che abbiamo avuto in Italia da molti anni a questa parte. Non è il calcio, lo stadio o le curve a rendere “impolitici” o “disattenti” i frequentatori delle curve, e dunque non vale l’assioma per cui la fatica sprecata in curva potrebbe essere riversata nelle piazze per temi più “importanti”. Chi, come alcuni di noi, sono o sono stati parte di tifoserie organizzate non hanno mai posto la questione della militanza politica in contraddizione con quella di curva. Non è una o l’altra, ma l’una e l’altra, e così è anche per gli altri tifosi. In particolare poi per una tifoseria storicamente di sinistra, antirazzista e antifascista come quella genoana, che dimostra esattamente come si può essere ultras e compagni senza per questo essere in conflitto con se stessi

5)      Le curve sono piene di contraddizioni e diversità, ma è innegabile che la maggior parte dei suoi frequentatori proviene dalla nostra stessa classe di riferimento, e per fare politica e *capire* la classe è necessario anche andare dove questa si riunisce collettivamente. La curva è uno di quei posti, uno di quei posti più importanti. Dunque, se una parte del proletariato si riconosce nei valori della vita collettiva del tifo organizzato, con le sue regole, i suoi miti, le sue leggi e le sue espressioni, queste più che snobbate andrebbero analizzate. E non stiamo dicendo che siano valori o leggi positive, ma che vanno analizzate senza la puzza sotto il naso per cui ciò che proviene dal mondo degli stadi è ontologicamente inferiore a ciò che proviene dalle piazze

Per tutto questo, oggi siamo vicini ai tifosi del Genoa criminalizzati dalle televisioni, che non possono tollerare un’interruzione momentanea di una partita, perché il “gioco deve andare avanti”, ne vale dei diritti televisivi e dei guadagni delle multinazionali dell’informazione.

[Fonte: Militant]

Hanno suscitato rabbia, confusione e smarrimento le accuse rivolte da alcuni ex tesserati del Bari Calcio nei confronti dei tre capi ultrà della squadra biancorossa A. S. “il P.”, R. S. e R. L.

 

Tifosi baresiRiportate da Repubblica. it, alcune reazioni del tifo biancorosso:

“Io non entro nel merito e non voglio neppure pensare che abbiano voluto lucrare sulle sconfitte del Bari. In ogni caso, degli Ultrà che vogliono vedere perdere la nostra squadra, è una cosa insopportabile”, dice M. T., ex componente del direttivo Ultrà. “Già il fatto che i tre capi siano indagati, dovrebbe essere motivo di scioglimento del gruppo. Siamo diventati gli zimbelli d’Italia”.

“Bisogna andare cauti e aspettare che le indagini dimostrino tutto quello che si dice. Una cosa è certa: l’esultanza al gol della Sampdoria a Bari nel finale dello scorso campionato, è stata fuori luogo”, spiega G. M., presidente dell’Associazione Bari in Testa. “Quel giorno davvero non li capii gli Ultrà. Capisco le ragioni del gemellaggio, ma tifare contro il Bari è inconcepibile”.

Ma quelli della vecchia guardia si augurano e sentono che il comportamento degli Ultrà, per quanto illecito, possa avere avuto un fine campanilistico e di fedeltà nei confronti dei gemellati della Sampdoria. “Se l’hanno fatto per fare scendere il Lecce in B e per aiutare la Samp, so che non si fa, ma io da vecchio Ultrà glielo perdono”, dice R. M., a lungo leader del gruppo. “Non voglio credere all’ipotesi che possano averlo fatto per guadagnare o fare guadagnare dei soldi. Oltretutto quelle sconfitte del Bari le pagavano pochissimo, perché erano quasi scontate. Quanto avrebbero dovuto giocare per vincere una somma cospicua? Se poi dovesse emergere qualcosa del genere, allora mi arrendo e i vertici Ultrà andrebbero immediatamente azzerati e non dovrebbero neppure circolare in città”.

[Fonte: Tutto Bari]