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A volte i tifosi farebbero di tutto per far vincere la propria squadra, specialemente quando questa rischia di affrontare un match impari. Tuttavia l’episodio che ha coinvolto i tifosi dell’Aik Stoccolma, raccolto da Eurosport, ha davvero dell’assurdo.

Aik Stoccolma Alla vigilia di match dei preliminari di Europa League i tifosi dell’Aik hanno provato a non far dormire la squadra del CSKA Mosca.

NIENTE SONNO, NIENTE VITTORIA. La strategia dei tifosi della squadra svedese è stata molto semplice: se i giocatori non riposano, le loro prestazioni in campo ne risentiranno. Sulla base di questo assunto i supporters dell’Aik hanno pensato bene di assediare l’hotel dove la squadra del CSKA Mosca era alloggiata e “bombardare” il circondario con fuochi pirotecnici. La tifoseria dell’Aik non è certo nuova a queste pratiche.

EPILOGO SFORTUNATO. La festa non è durata molto e la polizia è intervenuta a fermare i bombaroli. Ma forse la cosa peggiore per i tifosi dell’Aik è stata la sconfitta della loro squadra: difatti la loro non ha funzionato e il CSKA Mosca ha comunque vinto, seppur di misura.

Luigi Ronza

[Fonte: Sport e vai]

Capitan Blaszczykowski risponde alla rete del capocannoniere Dzagoev. Polacchi costretti a battere i cechi. Alta tensione tra le tifoserie, con scontri prima e dopo il match

Scontri tra tifoserie – Come si temeva alla vigilia, prima della partita c’è stato un confronto violento tra tifosi polacchi e russi. La polizia polacca ha disperso una marcia di migliaia di tifosi russi diretti verso lo stadio di Varsavia. Dopo reciproche provocazioni tra le due tifoserie nei pressi del fiume Vistola, a scaldare gli animi è stato il lancio di pietre e razzi alla polizia da parte di un gruppo di supporter russi.
La polizia ha lanciato fumogeni e invitato le persone ad allontanarsi mentre i tifosi polacchi provocavano i russi con cori come “Russia puttana” e “Colpisci l’immondizia rossa con un martello, con una falce”. I rapporti tra Polonia e Russia sono molto tesi dal giorno dell’incidente aereo di due anni fa in Russia, che causò la morte del presidente polacco e di altre 95 persone.
Anche durante il match gli hooligans hanno tentato di invadere la Fan Zone nel centro della città lanciando  bottiglie e petardi contro la polizia. I reparti celeri della Polizia locale hanno risposto con i mezzi adatti usando pallottole di gomma e gas al pepe. La polizia ha informato intanto che dopo gli incidenti del pomeriggio il numero dei fermati è salito a 100 persone. Degli 11 feriti otto sono polacchi, due russi e un tedesco. Fra i polacchi  feriti vi è un poliziotto, ricoverato in ospedale.

[Fonte: Sky]

CALCIO SERIE B. Alla vigilia dei 180 minuti decisivi parla il presidente. «La partita la vedo da lì per essere vicino ai giocatori ma quand’ero più giovane emozioni uniche in curva»

Masolo del VicenzaSarà dura, anzi durissima. Due gare alla fine del campionato, due battaglie da vincere. Domenica ultimi 90′ al Menti contro il Bari: in campo ci vorranno cuore e gambe e sugli spalti il sostegno di tutto il popolo biancorosso. Il presidente Massimo Masolo accetta l’intervista ma spiega: «Non è il momento delle polemiche, bisogna puntare assieme all’obiettivo salvezza, per scelta si è deciso di parlare poco e in pochi, faccio un’eccezione perchè il momento è delicatissimo». Domenica col Bari si deve vincere. «Ci giochiamo un campionato, non abbiamo altre strade, sarà un’altra finale e poi ce ne sarà un’altra ancora con la Reggina, ma solo così possiamo sperare di arrivare ai playout. Sono qui per dire: stringiamoci attorno a questi colori biancorossi che di sicuro non meritano la retrocessione». Avete deciso di applicare prezzi popolari in tutti i settori dello stadio, ma rimane il fatto che i tifosi sono amareggiati e arrabbiati. «Li capisco, abbiamo alle spalle un campionato tribolato, anzi nelle ultime stagioni si è sempre sofferto, ma adesso bisogna solo guardare avanti, a questa partita, certo si spera che la squadra ripeta una prestazione come quella contro l’Empoli». Il popolo biancorosso ha dimostrato anche nelle ultime gare che nel momento del bisogno c’è. «Non avevo dubbi, ripeto: capisco la sua arrabbiatura, che spesso è anche la mia, però so che sa reagire, l’amore per i colori biancorossi è più forte di tutto e domenica mi auguro che l’incitamento verso la squadra sia massiccio». Ma lei che rapporto ha con i tifosi? Ha avuto dei contatti? «Purtroppo da quando sono diventato presidente ci sono state molte cose da fare, oltretutto ho deciso di concentrarmi sull’aspetto sportivo che è determinante, dunque non ho avuto modo di incontrare i tifosi e questo mi spiace, ma lo farò appena si sarà sistemata la vicenda sportiva. Ovvio mi sarebbe piaciuto andare in curva a vedere una partita, così come mi capitava di fare quando ero più giovane, perchè le emozioni che si provano in curva sono uniche, ma adesso devo stare vicino alla squadra. Comunque è sicuro: a bocce ferme mi incontrerò con tutti i gruppi». Lei infatti segue le gare dal campo. «Sì, ho fatto questa scelta per dimostrare con i fatti ai giocatori che sono lì, con loro, non so se alla fine servirà davvero, io ci spero, diciamo che le provo tutte». Da fuori si ha l’impressione che lei abbia scelto, visto il momento difficilissimo, di chiudere il gruppo, di fare squadra ristretta: lei, Cagni e i giocatori. «In parte è così, l’idea è stata di “stringere” poche persone in un gruppo che si spera sia capace di lottare contro tutto, non si è inventato nulla, lo si è visto fare altre volte e spesso ha portato dei buoni frutti, soprattutto a livello di concentrazione. Ad Empoli c’è stata una prestazione come da tempo non si vedeva, merito anche di questa scelta? Non lo so, ripeto, io so solo che le proverò tutte per non lasciare nulla di intentato, adesso dalla squadra mi aspetto lo stesso atteggiamento anche contro il Bari, l’ho detto ai giocatori: dovete odiare l’erba che calpestate! Dovranno essere decisi, attenti, granitici, solo così si potrà vincere». Come li vede? In fondo sono loro che vanno in campo. «Lo spirito di Cagni si vede, la buona prova di Empoli ha portato sicurezze, ma sanno di dover mantenere altissima la concentrazione, poi li vedo molto uniti fra loro. Si parla meno rispetto a prima, ma c’è più condivisione». Senta ma c’è il pericolo che se non ci si salva il Vicenza rischi il fallimento? «Non vorrei nemmeno rispondere per scaramanzia, ma desidero tranquillizzare i tifosi: nessun rischio fallimento. Quando ho accettato di fare il presidente ho chiesto tre cose: la prima è l’indipendenza decisionale per l’aspetto sportivo. La seconda che ci fossero i presupposti per tenere fede agli impegni di questo campionato e così è stato. Infatti pure stavolta gli stipendi sono stati pagati, pare cosa semplice ma non lo è, basta vedere quante società non ci riescono, credetemi è stato uno sforzo importante ma ci siamo riusciti. La terza è appunto che se si dovesse…e non lo dico nemmeno, non ci sarà il fallimento della società». E lei ha avuto garanzie precise in merito? «Sì, solo dopo ho accettato di assumermi questo onore che è enorme, ma anche questo onere, perchè davvero diventare presidente in un momento così difficile non è stato facile, però lo ammetto: a me le sfide piacciono, caso mai è l’apatia che mi frena, io sono un emotivo, un passionale, non ho paura di mettermi in gioco e credo che i giocatori questo lo abbiano recepito». Vicenda calcioscommesse: si parla di penalizzazioni, di retrocessioni, ci sperate? «Sarebbe un assurdo, troppe le variabili possibili, poi la volontà è di portare la serie B a 20 squadre, infine gli stessi tempi tecnici potrebbero essere assai lunghi: facile che tutto slitti al prossimo campionato, no, meglio fare conto sulle nostre forze». Presidente Masolo, sa che molti credono che la sua carica sia a tempo determinato? «Mettiamola così: non sono un presidente a scadenza, ma decadrei volentieri se entrasse un gruppo forte, perchè il Vicenza ha bisogno di forze fresche, che poi non è mica solo una necessità nostra. Fino ad ora si è riusciti ad andare avanti ma adesso ci vogliono capitali nuovi, per riportare i colori biancorossi a certi livelli non c’è altra strada. Dirò di più: se dovesse arrivare un gruppo forte sarei il primo a ringraziare». Comunque sembra esserci interesse, si parla di più di una cordata. «Mah, fino ad ora tante parole, ne so qualcosa pure io, ma la realtà è che nessuno ad oggi ha messo lì una proposta scritta. Non lo fai perchè stiamo lottando per non retrocedere? E tu scrivi se si va in C metto tot, se si resta in B metto tot. Ma metti nero su bianco!». Ultima domanda: e se alla fine in società non dovesse entrare nessuno? «Andremo avanti, io però spero che qualcosa succeda, che so magari una collaborazione importante, però sì, ad oggi, non c’è nulla. Comunque visto che siamo alla fine dell’intervista mi faccia ripetere l’invito ai nostri tifosi: domenica al Menti uniti e al fianco della squadra per cercare di vincere un’altra battaglia!».

Alberta Mantovani

[Fonte: Il Giornale di Vicenza]

Alla vigilia dell’ennesima estate da vivere all’ombra degli scandali per un calcio italiano in crisi di dignità e credibilità, viene esposto un emblematico striscione dagli Ultras salernitani presso il ponte di Via Dalmazia a Salerno: “Sostenete che siamo il marcio…. L’avete ucciso voi il vero calcio! Ultras Liberi”.
Striscione salernitanoDi destinatari se ne potrebbero trovare a migliaia per una frase del genere: dal Palazzo, al Ministro Maroni e gli ideatori della fallita Tessera del Tifoso; dai calciatori coinvolti e responsabili dell’ennesimo scandalo scommesse ai procuratori che si rendono protagonisti di manovre “creative” per evadere le tasse, dagli Osservatori che vietano le trasferte alle multinazionali televisive che hanno causato la trasformazione verso un “calcio moderno” che non ci piace più, svuotando gli stadi e affollando i divani, rigorosamente dopo aver ricaricato la scheda magica. E intanto il mondo Ultras rischia di vedere infangata la propria filosofia da episodi di violenza che nulla hanno a che vedere con la mentalità, quella vera.

[Fonte: Granatissimi.com]

Paradossale se si pensa alle difficoltà in cui versa l’US Triestina, quello che dovrebbe ciò essere il patrimonio primo della città e per cui solo gli encomiabili ragazzi della “Curva Furlan” si stanno dannando per salvarne storia e tradizione. Il resto della città si mette in fila per 7 ore, arriva a spendere cifre assurde e poi volta la testa con indifferenza quando vede la propria realtà locale a rischio estinzione. Certe volte il calcio moderno non è un frutto velenoso imposto dall’alto, ma l’espressione di come la massa ignorante vive oggi il calcio stesso.

 

Le code a TriesteTRIESTE. Se si potesse misurare con il termometro, il livello di mercurio andrebbe oltre quota 40. E’ decisamente alta la febbre in città per la partita tra Cagliari ed Inter, in programma domani pomeriggio, con inizio alle 15, allo stadio Rocco. E la tendenza è quella di vederla salire ancora, tanto che a ieri sera, tra biglietti staccati e prenotazioni telefoniche, quota 10mila era molto vicina. Una quota che, in proiezione, quando manca ancora un’intera giornata di prevendita, porta alla concreta possibilità di andare oltre alle previsioni della vigilia che parlavano di ventimila presenze al Rocco. Anche perché da ieri pomeriggio, sono acquistabili anche i biglietti per il settore della curva Trevisan, vicino ai supporters nerazzurri, che di solito rimane chiuso, al prezzo di 13 euro più 2 di prevendita. Da oggi pomeriggio alle 16, poi, biglietti in vendita anche ai botteghini del PalaTrieste.

Ma la caccia al biglietto è costata fatica e sudore ai tifosi triestini e non solo, che si sono messi in fila davanti ai punti vendita fin dal primo mattino. Un’attesa che in alcuni casi si è prolungata anche per sei, sette ore. Soprattutto nelle ricevitorie abilitate Listicket, dove anche a causa di alcuni guasti al terminale, si sono formate lunghe code, con gli appassionati costretti ad attese interminabili. E’ il caso di Dario, 73 anni, tifoso interista da una vita, che si è messo in fila al punto vendita di via Diaz alle 9 del mattino ed è uscito con l’agognato biglietto in tasca soltanto alle 16. Una situazione insostenibile secondo molti supporters, che se la prendono in modo particolare con quella che giudicano una eccessiva burocrazia per espletare le pratiche, che costringe gli operatori a un lungo lavoro di raccolta dei dati anagrafici, tanto che, in media, ci vogliono circa sette minuti per ogni biglietto stampato, il che significa non più di otto tagliandi all’ora, con conseguenze facilmente immaginabili. In alcune ricevitorie c’è stato addirittura chi si è preso alla mattina un numero di prenotazione talmente alto, che è stato costretto poi a tornare solo in serata per ritirare il biglietto della partita.

Decisamente migliore invece la situazione al Ticket Point di corso Italia, dove una fila comunque costante nel corso di tutta la giornata, è stata assorbita con maggiore facilità grazie ai tre terminali in funzione. Qui si sono presentati anche molti ragazzi provenienti dalle vicine Slovenia e Croazia, come Matej e Ismet, due ventenni giunti da Capodistria, tifosi dell’Inter, che hanno deciso di vedere la partita allo stadio Rocco per un doppio motivo, la distanza non eccessiva da percorrere e i prezzi concorrenziali rispetto ad altre gare di serie A. E tra le persone in fila c’è anche qualcuno che in questa occasione andrà per la prima volta allo stadio Rocco. L’astinenza prolungata della massima serie in città fa anche questo.

[Fonte: Il Piccolo]